Le luci scintillano diversamente, o sono io che le percepisco più luminose?
Ero distratto dai miei pensieri mentre le mie scarpe calpestavano i ciottoli sulla strada fredda e bagnata.
Osservai il volto di un vecchio che non conoscevo: gli angoli della sua bocca si contraevano cupamente mentre le sue rughe tracciavano l’infelicità. Brontolii e sbuffi riempivano il silenzio della notte, mentre un bambino giocava sotto la luce fioca del lampione all’angolo della strada.
Nei loro occhi non percepivo il mio essere.
Il vecchio, con il bastone a reggerlo e le chiavi nell’altra mano che tintinnavano nella notte, chiuse a chiave il suo negozio. Il bambino, con la mente ingenua, acciuffava un po’ di neve e la modellava tra le mani in una palla. E senza pensarci, la scagliò verso il vecchio che all’improvviso si ritrovò ricoperto di neve. Brontolando parole incomprensibili, alzò il bastone a mo’ di rimprovero, mentre il bambino rise di gioia e corse via.
Trattenuto dal tempo, osservai quell’attimo di vita con un sorriso. Dopo aver assaporato quell’attimo di gioia, il mio sguardo si posò di nuovo sul vecchio uomo. Sembrava portarsi addosso tutto il rancore del mondo.
La tristezza mi colse, lenta e silenziosa mentre le luci di Natale circondavano il quartiere e il fumo dei camini invitava a tornare a casa.
Sembrò che si fosse perduto, che il fragile spirito natalizio fosse stato sepolto in profondità, come la sua gioia e la sua speranza. Era distante dal tepore dei cuori uniti e dal lume delle candele sui tavoli decorati. Alienato dall’essere vivo, si pulì il vestito con gesti lenti.
Così mi affiancai a lui come se potessi reggere quel suo peso, e per un fugace istante i nostri sguardi si intrecciano. Ci trovai rabbia nei suoi occhi, durezza e sospetto. Ma in un’istante, delicato e improvviso, i ricordi dei Natali passati gli scorsero addosso.
Io stesso li vedevo.
Fui travolto da risate attorno al tavolo, luci che scintillavano sul viso dei bambini che si rincorrevano, il profumo dei dolci appena sfornati e il calore di una famiglia. Percepisco persino il calore del fuoco che crepitava nel camino.
E per un attimo, il gelo sembrò allentarsi e qualcosa di perduto riemerse.
Gli occhi di quell’uomo sono altri e mi avvolsero in un abbraccio.
Aveva perduto, sofferto e odiato… ma aveva altrettanto amato in passato. Un battito di ciglia e sulle sue labbra tremò un fragile sorriso.
Oh… Un fiocco di neve… Poi due, poi tanti altri si posarono sulle sue rughe. Lui alzò la testa e osservò, semplicemente, la neve cadere.
Mi raggiunse il suo sorriso, da un cuore che si accendeva lentamente, senza un fruscio.
E mentre il vecchio scomparve tra le luci tremolanti della città, con un cuore rinato mi augurò a voce silenziosa, un Buon Natale.
Così all’aria aperta della notte, nelle mie orecchie intona il canto dell’astro del cielo, e il violino accompagna il mio scomparire tra questi frammenti.
Una volta all’anno, come ogni anno. Un tempo fu Natale.
J.